Meglio nuda che GoldenPoint!


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Nei mesi scorsi ho visto spesso sul web articoli e post che parlavano di GoldenPoint, l’azienda italiana che licenziando oltre 300 operaie ha deciso di decentralizzare la sue attività produttive in Serbia. La cosa mi aveva già molto colpito: questo inverno, dopo aver letto quanto riportavano le testate di informazione, ho evitato di acquistare capi e prodotti di questo marchio ( che tra l’altro non è proprio economico e che non riscuote nemmeno il mio indice di gradimento!).

Ieri notte, grazie al sempre attivo Riccardo di MySocialWeb, ho avuto il dispiacere di riscontrare l’attività di censura fatta sulla pagina Facebook dell’azienda. Molti utenti, con chiaro intento provocatorio, hanno infatti scritto le loro opinioni in merito alla politica aziendale, al loro netto disappunto e anche alla loro intenzione di non acquistare più capi o costumi. Oggi questi commenti sono totalmente spariti. Al loro posto c’è un messaggio che recita

i commenti non sono riferiti al prodotto. Rispettiamo ogni opinione, ma i commenti fuori tema violano il nostro community manifesto (https://www.facebook.com/goldenpointonline/app_103822229704881
Per i commenti off-topic, ovvero non riferiti al prodotto,siamo sempre disposti al dialogo, ma negli spazi dedicati. Se vi fa piacere continuare la discussione, contattateci attraverso messaggio privato:vi indicheremo lo spazio di discussione dedicato in cui troverete le risposte alle vostre osservazioni.

 Messaggio privato. Si avete letto bene. Come a dire: i panni sporchi si lavano in famiglia. Quello che forse le grandi aziende non hanno capito è che il web non è il luogo dove sparare a zero la loro pubblicità semmai è il posto in cui ci si deve preparare alle critiche (positive, costruttive o negative che siano!) degli utenti, a soddisfare le loro richieste, a fornire spiegazioni adeguate a situazioni a tasso altamente emozionale come quella di 300 donne disoccupate che quest’estate difficilmente riusciranno a riempire il frigorifero se non solo con l’acqua del rubinetto.

Per parte mia ho deciso di mantenere fede alla mia promessa. Non acquisterò nulla da GoldenPoint e riutilizzerò i costumi dell’anno passato. E siccome il costume è un “accessorio superfluo” posso anche decidere di dirottare i miei quattrini verso un’acquisto più sostenibile ( pensavo di prendere qualcosa dal sito di Ecobottega 100% italiano) Ma  se siete particolarmente creative vi invito a guardare questi due video su come creare un bikini da un paio di leggins e come creare un bikini da una maglietta. E’ un modo semplice  economico ed ecologico di riciclare … e poi volete mettere il gusto di dire ” Questo l’ho fatto io!” ?? 

PS. Se volete seguire il mio hashtag di protesta su Twitter è #meglionudacheGoldenPoint

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Girl Geek Dinner Sicilia: non chiamatele “ragazze”…


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Come ho detto ieri a qualcuna di loro sono da un po’ di tempo una “stalker” di Girl Geek. Mi spiego meglio: quando un annetto fa ero riuscita ad accaparrarmi una prenotazione per l’evento del Geek Girl Dinner Sicilia a malincuore ho dovuto rinunciare. La seconda volta ero a Milano, e non avendo l’ubiquità mi è stato impossibile presentarmi.Ma la terza…. Non me lo sono fatto dire due volte! Perciò eccomi qui a raccontarvi come è andata ieri.

Se scrivessi ” bellissimo stupendo splendido” questo sarebbe un post definito “marchettone” che si farebbe cestinare in un nanosecondo. Invece voglio sottolineare cosa ho trovato io di speciale nel #GGDSicilia2 e perché consiglio a tutte di provarlo almeno una volta.

Anzitutto la location, The Hub, un piccolo posto nel cuore di Ortigia che merita di essere visto, se non fosse altro per l’aria che dentro si respira. Devo fare i complimenti alle padrone di casa ed in particolare a  Viviana Cannizzo, attenta e disponibile, che ha spiegato  come The Hub Siracusa sia uno spazio di creatività e collaborazione e quanto “sudore” ci sia  dietro (non vedo l’ora che apra anche la sezione catanese!). A questa ricetta aggiungete un ambiente molto rilassato e cordiale, delle speaker giovani e “donne” (che non guasta mai!), e la passione che si sente quando chi racconta parla di un progetto in cui crede davvero. Miscelate con curiosità e interesse per il tema affrontato, il #green in tutti i suoi aspetti, un campo in fermento, che ha come valore aggiunto quello di portarci ad una concezione della vita migliore. Infine, pensate che tutto questo è opera di sei ragazze che passano dalle Converse al tacco 12, dal rossetto al tablet, dal mascara al microfono con una facilità impressionante: le vedete in foto: belle sorridenti e molto molto in gamba (Stefania, Giuliana, Perla, Luisa, Lia e Violetta )

Ecco cos’è stato il Girl Geek Dinner 2! Un momento di aggregazione, condivisione, collaborazione. Un piantare semini verdi per un futuro migliore! Oltre a tanti sorrisi e strette di mano, il ricordo che voglio conservare di ieri è questa frase

“Dobbiamo cambiare i gesti e  le abitudini per guardare ad un futuro ecosostenibile.”

E credo sia proprio venuto il momento di cominciare!

Go Girls! Go green!

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Social Media… che invidia! (apprendi le strategie del web e vai a colpo sicuro!)


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In questi ultimi mesi fioccano post, alcuni anche molto divertenti, su cosa si può imparare sui Social Media da praticamente tutto.Cosa puoi imparare dalle Tagliatelle di Nonna Pina sul blog food, cosa puoi imparare da Emma che viene cornificata da Stefano con Belen sul content sentimentale, cosa puoi imparare dagli anti cellulite della prossima estate sul marketing pubblicitario. Insomma… Sembra che tutto il mondo si sia svelato in una quantità di segnali pronti ad essere decodificati sventrati sviscerati masticati ingoiati digeriti e … va beh. Ci siamo capiti.

Visto che tutta la realtà insegna qualcosa sui Social Media ho ben pensato che potrebbero essere anche i Social Media a insegnare qualcosa a tutti noi! Ovviamente non nel senso classico del termine… altrimenti che gusto ci sarebbe? Ecco quindi una piccola lista di ciò che vorrei apprendere da ogni piattaforma (e che per ora gli invidio un po’)

#Facebook: Apre con la frase ” E’ gratis e lo sarà per sempre”. Probabilmente questa è l’unica cosa certa di tutta la baracca in quanto Zucchino Zuckerberg ci ha insegnato che “cambiare è meglio”. Ma mica stravolgersi eh! No no… Mantenersi al concetto di base potenziandosi però. Anche se  le modifiche inizialmente spaventano alla fine ci facciamo tutti l’abitudine. Memo per l’avvenire: il cambiamento come attività di miglioramento.

 #Twitter: Da quando l’ho scoperto lo adoro. Non passa giorno che non trovi qualcuno che mi sembra interessante, che condivide un link o un’informazione importante, che dica una battuta simpatica e non volgare. Lo ammetto: consulto più la lista degli hashtag che le notifiche su Facebook ( Mark, non me ne volere!). Apprendere da Twitter la capacità di proporre contenuti interessanti e selezionati, ma mantenendo un low profile. Se c’è una cosa che l’uccellino azzurro insegna è proprio la capacità di comunicare a tutti in maniera easy ma mai scontata. Da tenere sempre a mente!

#Pinterest: Al contrario di ciò che si pensi non è solo il regno della fotografia. Io personalmente lo sfrutto molto per cercare idee alternative di riciclo e infografiche sui Social e su tutto ciò che studio e mi appassiona. Bando alle ciance quindi, la parola ai fatti. Se è vero che un’immagine dice più di mille parole prendetevi cura di tutto ciò che riguarda il vostro “apparire” on line e nella vita reale. Se la reggia di Versailles fosse una catapecchia dall’esterno nessuno entrerebbe nemmeno per tutto l’oro del mondo!

 #Instagram: parti di vita. Ecco cosa si vede su Instagram: pezzetti di puzzle di ciascuno di noi. Tecnica interessante da applicare laddove decidiate di inviare una candidatura per un lavoro o di conoscere meglio qualcuno che vi piace. Come Pollicino lasciate dietro di voi tanti sassolini per farvi trovare ma senza svelarvi subito.. insomma: giocate con l’effetto sorpresa almeno nei primi momenti. Siamo animali discendenti dalle scimmie: se il nostro spirito non fosse mosso da un innato senso di curiosità non saremmo mica arrivati sulla Luna, che ne pensate?

Su .. Non siate timidi! Qualche altra “invidia” da confessare?

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#Guestpost n.1 – La difficile vita del fuorisede (ovvero come diventerai un copy senza saperlo!)


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Questo è un post che non puoi perdere! Cedo infatti un po’ del mio spazio ad una persona che seguo da diverso tempo sul web e che è ormai diventato quasi una presenza fissa fra le mie letture. Riccardo Esposito  è la mente ( anzi direi la penna!) che sta dietro MySocialWeb e, lungi da fare convenevoli, mi ha scritto un post prezioso su come sopravvivere negli anni di groviera dell’Università. Anche se siete fuori dal target vi invito alla lettura! Sono sicura che vi ci ritroverete!

A volte la nostalgia gioca brutti scherzi. Te ne stai tranquillo per i fatti tuoi, con gli occhi saldati sullo schermo del Mac per chiudere il lavoro, e all’improvviso ti torna in mente la tua vita universitaria. Anzi, la tua vita da studente fuorisede.  La mia avventura alla Sapienza di Roma è durata 5 anni, 5 lunghi anni passati in un’unica casa vicino alla Stazione Termini. Era un inferno, ma un inferno maledettamente divertente. Il secondo e il terzo anno sono stati gli anni clou, quelli del tutti i giorni una festa: non passava settimana che non arrivava qualche delegazione dai nostri paesi (tutti rigorosamente sotto Roma) per fare baldoria. 

Erano tempi spensierati, ti dovevi preoccupare solo del prossimo esame: il resto era un gioco, pura improvvisazione. La nostra casa era perfetta per le feste: facile da raggiungere, abbastanza decente per non disgustare le ragazze, abbastanza vecchia per non svilire lo spirito ruspante di una festa degna di tale nome. Eravamo ottimi musicisti, ma ai fornelli non eravamo degli assi… poco male, vicino casa avevamo ottimi supermercati per comprare la birra e un kebabbaro portentoso.

Nella mia mente riaffiora l’immagine di una tavola post-festa, esattamente come te la puoi immaginare: una distesa di piatti sporchi, bicchieri di plastica semivuoti e usati come portacenere, lattine di varia natura, vino paesano in vetro, vino Tavernello in tetrapak, fusto da 5 litri di birra, una bottiglia d’acqua. Sì, c’era spazio anche per lei. E poi le sigarette spente nel cibo rimasto nei piatti di ceramica, davvero terribile.

Il giorno successivo era il momento di darsi alla fuga. Uno doveva fare l’esame, un altro doveva tornare a casa, un altro ancora lo trovavi sotto la tavola della cucina e capivi che non potevi chiedergli più di tanto. Alla fine dovevi pulirtela da solo la cucina, altrimenti non mangiavi.

A proposito di cibo! Durante gli anni universitari sono riuscito a minare la mia salute in mille modi differenti, ma il cibo è stato il colpo di grazia. Quando tornavo a casa dovevo fare delle cure ricostituenti per rimettere in ordine un organismo basato solo su kebab, pizze precotte, mensa universitaria e inviti a cena di altri studenti fuorisede, altrettanto scarsi ai fornelli e/o desiderosi di farti assaggiare le specialità regionali.

  1. E quando ceni con un calabrese fiero della sua ‘nduja sai dove inizi ma non sai dove finisci. Però c’era una gran voglia di stare insieme, di adattarsi, di accettare l’altro per vivere bene e per vivere meglio. A volte c’erano delle frizioni, ma con una bella festa tutto si risolveva: garantito! Questi 5 anni di vita da fuorisede sono stati una gran scuola di vita, una parentesi rocambolesca della mia esistenza. Ecco quello che ho imparato diviso in 20 punti:
  1. ·Limita il numero di camicie nel tuo guardaroba e saluta per sempre il ferro da stiro;
  2. ·Mangia massimo 4 kebab a settimana. Ho detto massimo…
  3. ·Cerca il supermercato più economico, chiama a raccolta i tuoi amici e compra tutto quello che puoi comprare;
  4. ·Sfrutta la mensa universitaria (in linea di massima si mangia bene);
  5. ·Prima di accettare un invito a cena chiedi delucidazioni sul menu;
  6. ·Una festa si dice riuscita solo quando c’è un piatto di carbonara che cade a terra;
  7. ·Tieni sempre da parte 2 euro per pagarti un cappuccino e cornetto;
  8. ·I piatti dello studente fuorisede: pasta e tonno, pasta aglio e olio, pasta al pesto, pasta al sugo, frittata;
  9. ·Diffida dagli amici che si offrono di tagliarti i capelli;
  10. ·Dopo 3 giorni gli ospiti puzzano (nel vero senso della parola);
  11. ·Gli ospiti devono preparare il caffè, altrimenti sono poco graditi;
  12. ·Chi cucina non fa i piatti;
  13. ·Chi scende a prendere le sigarette ha diritto a una sigaretta omaggio;
  14. ·Dopo 3 giorni di piatti non lavati usa una molotov per bonificare la cucina;
  15. ·Proverbio macedone: dalle macchie di vino sulla maglietta si capisce se la festa di ieri sera è andata bene o male;
  16. ·Evita le battaglie per lo spazio nel frigorifero, finiscono sempre male;
  17. ·Segna un tetto massimo per gli ospiti;
  18. ·Preparati a veder naufragare l’ennesimo turno di pulizie;
  19. ·I pacchi che ti mandano da casa valgono oro.
  20. ·Rispetta le persone che condividono gli spazi con te.
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Social Media: imparare da Sex and The City!


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Alzi la mano chi non ha mai visto un episodio di Sex and The City! Se rientri in questa sparuta minoranza sappi che non solo hai perso le esilaranti battute sul sesso di Samantha Jones, ma anche quello che potevi imparare dalle quattro single più in voga degli ultimi anni. Perché anche in un telefilm che si pensa dedicato solo a shopaholiche e donnine dall’animo tenero, c’è una piccola parte di materia prima che ogni social media content dovrebbe conoscere! Tranquillo! Te lo riassumo io mentre tu sorseggi un Cosmopolitan al fresco!

  1. Passione e tecnologia Sono le carte vincenti di Carrie Bradshow, la protagonista. Sue le scene in cui, scrivendo dal portatile, si interroga sui grandi misteri delle relazioni umane. Se davanti alla pagina bianca ti viene il blocco dello scrittore impara da lei! Usa ciò che apprendi nella vita di tutti i giorni per raggiungere le tue mete con passione e volontà. Per fare questo devi avere chiari i tuoi obiettivi mentre comunichi. Se possiedi l’argomento, le parole ti verranno! (più o meno come in questa scena!)
  2. Grinta. ironia e razionalità. Appartengono alla rossa Miranda, sempre impegnata nel suo lavoro, ma capace anche di dare spazio alle persone che ama. Apprendi il suo modo di risolvere i problemi con una battuta ironica e un sorriso proprio come fa lei qui!  Chi lavora con i social media spesso si confronta con molte più persone (e opinioni!) di quello che si crede! Modera l’attrito se puoi, e quando non puoi, scaccia il cattivo umore con una battuta sagace!
  3. Determinazione e senso estetico Pochi personaggi delle fiction sono stati creati con la stessa forza di volontà e lo stesso humor di Samantha Jones. Nonostante sia la più anziana del gruppo il suo aspetto è sempre al top, sorridente e combattivo. Un buon social media non si fa mai mancare queste qualità aggiungendo alla banale comunicazione quel tocco di “sbrilluccichio” che rende i suoi post attraenti! E nel rendersi sexy, Samantha Jones è decisamente la maestra migliore!
  4. Stile ed eleganza. Charlotte Yorke è fra le quattro quella sicuramente più dotata di classe. Da buona “principessina” dell’alta società riesce a entrare nei salotti ( e nel cuore) di tutti usando uno stile soft e bon ton. Cosa rubare dalla sua scatola di trucchi? Una comunicazione “non urlata” ma efficace. Una garbatezza nei modi che ormai è cosa d’altri tempi, impegnati come si è a strillare più forte su qualsiasi spazio sia a nostra disposizione. Buone maniere, quindi!! Anche nei rapporti social. Fate tutto con un sorriso e ricordatevi  che costruire la web reputation è un lavoro che passa dai nostri contatti quotidiani! Se lo stile Charlotte  qui  trovate alcune perle di saggezza!

Buon pomeriggio e … buon Cosmopolitan a tutti!

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Tu, lui e .. lo smartphone (ovvero due app che ti cambieranno la giornata!)

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Ah l’amour l’amour! Felici tempi in cui, per portare avanti una relazione al massimo l’uomo doveva fare una passeggiata sotto il balcone della sua bella, comporre poche righe in un biglietto, magari con mano tremolante, o strappare una poesia da … Continua a leggere

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Tette e Poppe: ovvero la TTLines e le campagne sessiste


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Di recente c’era cascata Asus con un tweet che aveva molto fatto chiacchierare e che impietosamente era stato condannato da centinaia di utenti.  Nonostante ciò i pubblicitari italiani avranno ben pensato che se lo ha fatto Asus non è proprio il caso di essere da meno.

Qualche giorno fa sono passata davanti ad un cartellone che mi ha lasciato un po’ perplessa dove un vecchio lupo di mare stringeva a se due belle figliuole con la scusa “teniamo unita l’Italia”. Premetto che il concetto di Italia era rappresentato da due ragazze: una testimonial del sud con tanto di velo nero stile vedova inconsolabile, l’altra decisamente più fashion, con borsina& pashmina verde (leghista???), capelli biondi e vestito bon ton. La classica cotoletta milanese magari non bastava.

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Leggendo meglio ho potuto notare che il manifesto era la nuova campagna della TTLINES, che tutti conoscono per le navi di collegamento fra la Sicilia e il resto dell’Italia. Ma il mio cervello ha anche portato a galla un altro ricordo.. Ma non erano loro quelli che qualche anno prima hanno messo su tutti i cartelloni tette e culi!? Ebbene si!!!! Eccoli, i miei sornioni! Non castigati dal vizietto di mettere le donnine nude, anche quest’estate hanno ben pensato di riprovarci, ma in modo più soft.

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Lungi da me voler fare la femminista convinta. Ma vorrei davvero conoscere il pubblicitario che ha deciso di puntare tutto sulle “bellezze locali” per veleggiare con il vento in poppa (è proprio il caso di dirlo!) nel mare magno della cartellonistica. A lui tutto il mio plauso e la gratitudine delle assicurazioni automobilistiche: ogni volta che compare una di queste gigantografie il numero di incidenti stradali nelle vicinanze aumenta del 70%. Quest’uomo, chiunque egli sia, è un genio!

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Stanotte non si dorme. #Terremoto #Emilia


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Non ci sono parole per esprimere tutto quello che provo in questo momento.

Io stanotte non dormo, come già non faccio da un po’. Ho la testa a troppe cose ma soprattutto, ho il cuore all’Emilia, alla mia famiglia e alle splendide persone che ho conosciuto, alcune delle quali adesso versano in situazioni molto pesanti. Tutti i miei pensieri sono rivolti a loro: alla terra nella quale il mio cognome non suona così esotico come invece succede in Sicilia.

La mia famiglia viene in parte da quelle zone. Modena e dintorni sono, nonostante la distanza, un pezzo di me, e soprattutto negli ultimi anni, sono state terre che mi hanno offerto  possibilità lavorative e affetto senza chiedermi nulla in cambio.

Di questo ringrazio tutti gli emiliani, persone meravigliose con il sorriso sulle labbra ed un’instancabile voglia di vivere. A loro, il mio più profondo cordoglio per le persone scomparse e tutto il mio affetto da una gemella terra ballerina.

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Me Homo Lavans.. Tu Jane? (ovvero del perché devi diffidare di uno con le ecodosi).


 

Scrivo questo post di oggi ispirata da un tweet di La_Capa sul maschio medio da supermercato. In effetti qui si potrebbero aprire molti convegni e/o meeting per descrivere la fauna che alberga nei corridoi di qualunque iper, ma in questa sede ci limiteremo a considerare l’esemplare di cui oggi la suddetta giovane ha fatto conoscenza, ovvero il maschio della specie “Homo Lavans”.

Signore credemi : esiste. Seppure in rare eccezioni e nonostante tutte lo avessimo considerato estinto al pari del Panda del WWF. L’Homo Lavans si mimetizza tra il Coccolino Concentrato e il Mastro Lindo, e nella sua paziente attesa mira alla giusta preda. Appena mettete piede nel reparto “Prodotti per la casa” lui vi ha già squadrato dalla punta dei piedi all’ultima doppiapunta dei capelli. Conosce il vostro lavalana dal leggero alone bianco che lascia sulla superficie degli abiti scuri. Distingue l’appretto che usate in base al numero delle grinze che fa sui polsi. E’ in grado di nominarvi più di dieci marche di sapone per piatti (che nemmeno vostra madre!).

Appena siete sufficientemente vicine (e voi ignare, non avete fato caso al suo appropinquarsi!) come un coccodrillo immerso a pelo d’acqua  compie un un balzo furtivo, vi si lancia addosso e commenta ” Che coincidenza! Anche tu le ecodosi Dash?!”. A questo punto ci sono due soluzioni:

  1. Correre il più veloce che si può verso la cassa schivando vecchiette, carrelli, madri con poppanti nei passeggini, cani con padroni al guinzaglio etc. e guadagnarsi la libertà.
  2. Sorridere fingendo divertimento e poi ignorarlo completamente.

La seconda scelta, sebbene non vi costringa a lasciare la spesa in mezzo al corridoio ed in parte salvaguardi la vostra dignità, è anche la più rischiosa. Infatti l’Homo Lavans, vedendo che voi non vi allontanate, potrebbe considerarlo un segnale di disponibilità al dialogo e cominciare a ciarlare come una vecchia casalinga inacidita.

Valutazioni PRO: è pulito. O almeno, se non puzza di truffa lontano un miglio, un uomo che acquista le ecodosi Dash mostra un certo rispetto per l’ambiente, un leggero grado di frikkettonaggine e un probabile portafogli di media/larga disponibilità. Sceglie un prodotto molto reclamizzato quindi è “malleabile” dalle perverse e subdole indicazioni pubblicitarie (ottimo se tenete conto che basta fargli il lavaggio del cervello su qualcosa e lui prima o poi l’accetterà!).  E’ uno che tiene all’ordine e al bucato: il fatto che lo faccia da solo ce lo mostra come autonomo e indipendente.

Valutazioni CONTRO: è un uomo che si lava le cose da solo. Il che significa che non ha nessuno che lo faccia per lui. Se un uomo non ha una donna che gli aziona la lavatrice significa che probabilmente ne ha fatta scappare qualcuna, perché da che mondo è mondo, gli uomini e le lavatrici non sono mai andati d’accordo. E poi queste ecodosi.. ne vogliamo parlare? Sono plasticose, morbidose, caramellose. Non sono esattamente ciò che si definisce “sexy & mascolino”. Io ad un vero uomo gli vedo in mano un grosso pezzo di sapone di Marsiglia, come nella scena di Cuori Ribelli dove un nonscientologicamente manipolato Tom Cruise insegna a Nicole Kidman come lavare i vestiti nella tinozza. E poi io, la mia biancheria, ad uno così non la darei mai.. non so perché ma percepisco che  il suo lato perverso da casalinga disperata farebbe male a tutti i miei maglioncini, provocando un’infeltrimento globale!

Insomma giovani stolte: se non volete incorrere in qualche losco figuro fuggite dal reparto detersivi! Fuggite dall’Homo Lavans!

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Sedici anni, la mafia e lo Stato.


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La sveglia che suona, la colazione fatta alla svelta, il lettore mp3 nelle orecchie e via, verso la scuola, verso gli amici.  Salvo pochi dettagli le mattine degli adolescenti sono quasi tutte le stesse. Mentre percorri la strada che ti porta in classe, un posto che senti sicuro, che è quasi casa, le amiche si salutano, si abbracciano si scambiano frasi come ” Amore!” ” Tesoro” “Ma hai visto ieri cosa mi ha scritto quello su Facebook” ” E oggi è sabato, cosa facciamo”. E l’estate che si avvicina e dal tuo banco sogni la spiaggia, sogni il mare azzurro, immagini il tuo futuro, il tempo che verrà. E sfogli le pagine delle riviste, provi a truccarti, riempi il tuo facebook di fotografie dove sorridi, scarabocchi sul banco, messaggi da dietro l’astuccio sperando che il prof. non ti veda. Ti ritrovi nelle parole di decine di canzoni, i giorni che verranno saranno ad uno ad uno regali da scartare con sorprese a volte belle, a volte meno piacevoli. Ma sarà la vita e a sedici anni hai ancora davanti tutto il tempo per costruirla come vuoi. Melissa ti immagino così: piena d’amore e di sogni, di desideri e di speranze che si riflettono nei tuoi occhi in questa fotografia. Tante sensazioni i di luce e di vitalità che troppo presto un’esplosione ha distrutto in mille pezzi. Il tuo, il mio, il nostro Paese, che oggi dovrebbe sentirsi criminale al pari di chi ti ha ucciso, non solo non è in grado di nutrire le aspettative dei più giovani, ma non riesce nemmeno a proteggervi. Le scuole diventano così i teatri delle violenze a cui non vi abbiamo mai preparato. Ci preoccupiamo sempre di avvisarvi sulla droga, sulle amicizie sbagliate, sull’acool o sul sesso. Ma nessun genitore ha mai salutato il figlio al mattino dicendo ” Attento alle bombe”. E’ innaturale, irrazionale, angoscioso. E’ troppo lontano anche dalla più efferata crudeltà umana perché tu che non c’entravi niente con un mondo tanto sporco.

Ci dispiace Melissa. Mi dispiace davvero perché sono sicura che come tutti i ragazzi con cui ho avuto a che fare negli ultimi anni, avevi dentro di te la voglia e il potenziale per creare un futuro migliore per te e per chi ti stava attorno. Perché solo chi non ha lavorato fianco a fianco con i ragazzi di oggi dice che non avete ambizioni, che non avete speranze, che siete svogliati, annoiati e poco attivi. Al contrario, io penso che abbiate tanta voglia di fare e tanta energia che questo Paese non riesce ad incanalare, quindi preferisce sputarvi addosso, etichettarvi come ignoranti o mammoni, tagliarvi le ali prima ancora di crescere.  E’ forse una colpa avere una sfrenata voglia di vivere? Non credo proprio. Non puoi avere colpe a sedici anni. Puoi avere solo una grande sfortuna:  quella di vivere in uno Stato che, come disse Leonardo Sciascia, “se volesse davvero distruggere la mafia dovrebbe suicidarsi”.

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