Cara Paola… impara dai peggiori!


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Ho appena letto questo post di Davide Bennato dedicato a Paola Ferrari e alla sua intenzione di querelare Twitter per gli insulti ricevuti durante Euro2012 e devo dire che mi trovo abbastanza in sintonia con il suo pensiero. Nemmeno io consiglierei a Paola un’azione legale contro l’uccellino azzurro e come ha detto Davide “dato che sui Social  i Vip non sanno che pesci pigliare”, le suggerirei un corso accellerato di Twitter… ovvero come imparare dai migliori dei peggiori. 

La prima che mi viene in mente è Barbara D’ Urso. Guardate cosa aveva twittato la presentatrice e qual è stata la risposta di un utente.

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Com’è finita? Nonostante la battuta simpatica e per niente volgare il post è stato immediatamente cancellato ma questo non è bastato per eliminarlo dal web (dove nulla scompare, per fortuna o per sfortuna!). Anzi! Si è riprodotto creando ancora più “rumor” intorno alla discussione. Da qui la regola #1: Cancellare non serve

Altro personaggio lanciatissimo sul web è Gianni Alemanno  che durante Euro2012 dimentica la sua carica politica e su Twitter si lancia nei festeggiamenti per il goal di Balotelli. Giunge però una provocazione al quale Giannino (anzi il suo staff!) risponde in maniera pesante

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E da qui un botta e risposta che si infiamma ancora di più quando il sindaco usa il termine “dementi”

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Alla fine il provocatore viene “bannato” dall’account di Alemanno e il primo cittadino di Roma può tornarsene alle trombette e all’anguria. Apprendiamo la regola #2: se ti presenti su Twitter con una “carica politica” il tuo profilo deve essere coerente sia nei modi, nel linguaggio e nella comunicazione.

Cosa sarebbe successo se Barbara e Gianni avessero ” lasciato correre” ? Probabilmente nulla. Magari dopo qualche retweet o qualche consenso il tweet sarebbe scivolato lentamente nel flusso ed ingoiato nel dimenticatoio. Oppure si poteva tentare la strada della mediazione “simpatica” lanciando una fune fra il provocatore e il provocato (il che a parere mio è sempre la strada migliore!).

Cara Paola, decidi tu quindi quale tecnica adottare in merito alle battute provocatorie di cui sostieni di essere al centro. Secondo me se lasciassi perdere e sorridessi un po’ ti si vedrebbero anche meno le rughe!

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Social CaseHistory Forum & EpicFail della Tre


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Social media dipendenti di tutto l’universo: accorrete! E se non l’avete ancora fatto andate a ripercorrere l’hashtag #SCHF12 dove potrete seguire le linee generali del Social CaseHistory Forum che si è tenuto oggi a Milano. Fra i tweet più interessanti  quello che mi ha colpito dice “Gli utenti quando sono seguiti dal brand si sentono più ascoltati”. 

E’ un po’ quello che è successo alla sottoscritta e che magari potrebbe capitare anche a voi. Da qualche giorno infatti cercavo di dare spiegazione ad un fatto misterioso: il credito telefonico della mia SIM si azzerava con una puntualità svizzera. Valutando che non uso quel numero per chiamare o mandare messaggi, ma solo per navigare (con una promozione da 9€ al mese!) ho provato a mettermi in contatto col servizio clienti della compagnia.

Inutile provare telefonicamente: la voce registrata ti rimpalla in continuazione. Il sito internet era in manutenzione  da diversi giorni (grave, grave, gravissimo!) con conseguenti difficoltà non solo mie. Ho deciso così di twittare la mia problematica all’azienda ( la Tre, per intenderci!). Risposta immediata, niente da eccepire,se non altro che mi è stato detto di mandare un messaggio privato. Unico problema? Quando stavo per scrivere ho capito di non poterlo fare perché l’azienda… non era fra i miei follower! Twitter infatti non consente di inviare un messaggio diretto ad utenti che non ti seguono. #EpicFail quindi di chi si occupa degli account social. Come puoi chiedermi di mandarti un messaggio privato se sai benissimo che non posso farlo!? ( Perché lo sai, vero!?!).

Scorro il profilo e noto che l’azienda chiede a chiunque abbia un problema di mandare un messaggio diretto (un DM per intenderci) e altri utenti come me si lamentano di non poterlo fare (sempre ovviamente per lo stesso inghippo)

Faccio presente questa cosa all’account #SocialCare3 e… nessuna risposta. Sono passati già un paio di giorni: onestamente mi sento un po’ presa in giro anche perché una mia amica mi ha raccontato che lei, dopo aver scritto su Twitter di voler cambiare operatore telefonico, ha ricevuto delle offerte personalizzate da Tim, Vodafone Wind e Tre. Io invece aspetto ancora di capire perché una SIM dal quale non faccio alcuna telefonata mi costa quasi 40€ al mese (cosa che ben presto mi costringerà ad emigrare altrove!)

La domanda sorge spontanea: perché arrivare al punto che un utente vuole cambiare quando sarebbe più facile creare un customer care di qualità!? Voi cosa ne pensate!?

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Un metodo di studio e lavoro facile e veloce (ovvero come un pomodoro ti salverà l’estate!)


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Estate, caldo, lavoro e sessione d’esami… Chi di voi non si confronta ogni giorno con almeno 3 di questi elementi può definirsi una persona fortunata! Se poi il vostro lavoro richiede tempismo e accuratezza il mix è micidiale. Come uscirne vivi? Ho sperimentato per voi la “tecnica del pomodoro”. No, non consiste nel farvi un’insalata con mozzarella basilico e olio ( anche se pure quella può aiutare!) ma è un metodo facile e veloce per ottenere buoni risultati nell’ambito dello studio e del lavoro. 

All’atto pratico tutto ciò che vi serve è un timer e una To Do List ovvero l’elenco di cose da fare.  Da bravi geek potete trovare il primo con app su Google Play Store e scrivere la seconda con InkPad: Entrambe le app sono gratuite. Fatto? Fatto!

Adesso caricate il timer in modo che suoni dopo 25 minuti. L’obiettivo è non essere disturbati o distratti nell’arco di tempo che dedicherete alla vostra attività. Ovviamente siate elastici :leggere un capitolo di fisica quantistica richiede più tempo di pulire il bagno o stirare tre camicie. L’importante è essere realistici e determinati. Allontanate eventuali tentazioni e mettetevi vicino ciò che può esservi utile (fazzoletti, acqua, evidenziatori e null’altro!)  Quando il timer suonerà e avrete finito  concedetevi 5 minuti di pausa, dopodiché passate al secondo punto della lista e così via. Sarebbe bene ogni 4/5 sessioni fare una pausa più lunga, magari alzandosi per fare qualche esercizio (e non restare pietrificati sulla sedia!)

Ottimizzare il tempo è un metodo validissimo che suggerisco non solo agli studenti universitari ma  soprattutto a chi ha bambini piccoli ed è magari alle prese con i compiti delle vacanze che con questo metodo divertente possono diventare anche un piacevole “terreno di gioco” e accrescere una rivalità positiva.

Insomma… il time management vi salverà! Provate e ovviamente… fatemi sapere se funziona anche a voi!

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Se la Pubblica Amministrazione diventa “Social”


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Come alcuni di voi sanno il mio percorso formativo è puntinato di collaborazioni con varie pubbliche amministrazioni. Spezzo una lancia: è vero che spesso le cose non funzionano ma è anche vero che, soprattutto nell’ambito social, Comuni, Sindaci e Assessori non sanno che pesci prendere colpa sia della velocità di questi nuovi media sia della mancanza di una figura professionale che sappia indicare la via. Ultimamente però le cose si stanno muovendo e qui entro in gioco io! Spesso mi sono state fatte domande del tipo “Ma cosa ci dobbiamo mettere su Facebook?”,  “Ma a cosa serve Twitter?”,  “Ma il Sindaco la deve mandare la richiesta d’amicizia ai cittadini oppure no?”, “Ma lo facciamo Pinterest?”.

Onde evitare di trasformarmi in Rigoletto e cantare uno alla volta per carità ho pensato di inaugurare alcuni post dedicati proprio a come i Social Network possono aiutare istituzioni e cittadini ad incontrarsi a metà strada.

Il primo di questi post lo potete leggere su MySocialWeb grazie a Riccardo Esposito che mi ha concesso il suo spazio e la sua fiducia!  Spero possano essere utili sia a chi lavora negli enti pubblici sia a tutti noi che alla fine siamo utenti, ma soprattutto cittadini.

NB. L’immagine è presa dal manifesto dell’Assemblea Annuale del Community Network Emilia Romagna (Premio Juice)

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Tutto comincia con un normale annuncio di lavoro al quale avevo risposto alcune settimane fa. Un noto locale catanese cerca un web content/ Social Media Manager per occuparsi della promozione sui social. Vengo contattata dopo pochi giorni dal direttore in persona e convocata per un colloquio conoscitivo. Nonostante ciò mi costi un giorno di lavoro (perché perdo più di una mattinata!) accetto e mi presento puntuale.

Il tipo mi chiede di parlare di me, gli illustro il mio percorso formativo e lavorativo: resta piacevolmente colpito, mi fa un sacco di complimenti. Da brava social media butto lì qualche idea, gli propongo alcuni interventi dal punto di vista tecnico e pratico sulla loro opera di comunicazione. Dopo facciamo un giro della struttura: un bel posto tutto sommato, con molte potenzialità. Mi congeda chiedendomi di inviargli via mail un preventivo. Questo mi costa un altro pomeriggio di lavoro (dato che devo studiare il piano di comunicazione serio.. e non fuffa!). Allego alla documentazione anche il prospetto di crescita, gli insight delle pagine Facebook, gli Analytics e quant’altro. Insomma… un lavoraccio. Ma comunque lo faccio, non mi risparmio, invio tutto e e aspetto. Mi richiama e conferma telefonicamente l’accettazione del mio preventivo. Mi dice ” La richiamerò perché ho deciso di creare un team che si occupi di tutto visto che come lei mi ha mostrato, c’è molto lavoro da fare”. Qualche giorno dopo a causa di un lutto familiare non accedo ai social. Mi assento dal web. Quando riapro la posta (pensando di trovarci una comunicazione del tipo) non c’è nulla. Invio una mail abbastanza stringata chiedendo aggiornamenti per organizzarmi logisticamente. Questa è la risposta:

“Ha ragione, mi scusi. Avrei dovuto avvertirla di avere assunto altre determinazioni, ma mi e’ sfuggito di mente. La ringrazio per la disponibilita’ dimostrata, ma al momento si ritenga libera da impegni nei ns confronti.”

Un cordiale vaffanculo, scritto in perfetta lingua italiana. Ma a completare l’opera c’è anche che, dopo questa mail, gli account di questo “signore” hanno magicamente preso a funzionare. Adesso postano link, fotografie.. addirittura sono stata invitata ad una delle loro serate!

In pratica ciò che avevo proposto io lo sta attuando… qualcun altro! Risultato? Ho perso due mezze giornate di lavoro, mi è stato rubato il progetto di comunicazione, e oltre al danno la beffa. 

Se vi capita quindi di avere a che fare con un tale direttore di un noto locale della zona di Catania.. tenete gli occhi aperti! Di questi “furbini” il mondo è pieno. Per parte mia, mi spiace, ma non progetterò mai più niente senza prima avere almeno una qualche “assicurazione” scritta.

Dico io… ma non si può fare niente per tutelare chi, come me, lavora con le idee?!

Pubblicato il da Annalisa Silingardi | 3 commenti

Morte di un’app: PicPlz chiude i battenti!


Non fate come me! Quando ho saputo della chiusura di Splinder mi sono detta “Non dimenticherò certo di salvare i miei blog!”. Detto fatto… Mi resi conto solo dopo svariati mesi del pasticcio irrimediabile che avevo combinato ( anche se, riuscì in qualche modo a recuperarne alcune tracce qua e là per il web.. ma quella è un’altra storia!). Se non vi siete già dedicati a questa attività non perdete tempo: accedete al vostro account PicPlz e salvate le immagini che vi stanno care! Avete tempo fino al 3 Luglio per effettuare il salvataggio. Io stavolta ho anticipato i tempi ed ho recuperato qualche ricordo degli ultimi mesi a Milano e in giro per l’Italia!

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Giustizia per Federico


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Se non l’aveste ancora fatto consiglio a tutti di leggere la storia di Federico Aldovrandi o di vedere il documentario ” E’ stato morto un ragazzo”. Un po’ di tempo fa ho visto il caso in una nota trasmissione televisiva e immediatamente dopo ho iniziato a seguire il blog della madre di Fede il cui nome mi è sempre piaciuto molto. ” Giustizia per Federico”.

Non vendetta, o pena, o carcere a chi gli ha fatto del male. Giustizia. Una parola che troppe poche volte sentiamo ai nostri giorni. E’ di ieri la notizia che, uno dei quattro poliziotti arrestati per l’accusa di “estrema violenza ” (come è scritto negli atti processuali) abbia usato Facebook per esprimere con parole offensive la sua rabbia e il suo disappunto. Ha chiamato Federico ” cucciolo di maiale”, un’espressione così feroce e crudele che si commenta da sola. 

Non voglio difendere nessuno ma questa è l’ennesima conferma che i social network sono in grado di tirare fuori dagli uomini il peggio che c’è. Federico è morto: qualsiasi cosa abbia fatto non era un pestaggio ciò che meritava (perché di pestaggio si tratta quando si scoprono ben due manganelli spezzati sul corpo di un diciassettenne!). E soprattutto nessuno può insultare un ragazzo morto usando la scusante ” Io ho il massimo rispetto per Federico, ma non per i suoi genitori che non hanno aiutato il figlio e lo hanno fatto diventare ciò che era!”. Un morto non viene rimpiazzato dai soldi, dalla commozione generale, ne dal pubblico cordoglio. 

Se Federico fosse stato un Renzino Bossi, gli avrebbero riservato lo stesso trattamento?

Credo proprio di no.

Giustizia per Federico. 

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Il tuo cuore lo porto con me. Lo porto nel mio.


Presumo che un così lungo silenzio sia inusuale, per una come me, abituata a scrivere e ad essere presente sui social praticamente sempre. Qualcuno mi rimprovera di mettere online troppo la mia vita privata: ma io sono fatta così. So che a volte scrivere è la valvola di sfogo delle mie sensazioni. E non lo faccio ne per tornaconto personale, ne per ricavarne onori, glorie o peggio, soldi come forse qualcuno pensa.

Chi mi conosce nella vita di tutti i giorni sa quanto sia importante per me la famiglia. Se sono quello che sono è soprattutto perché ho avuto la fortuna (anche se a volte non la penso proprio così!) di avere una famiglia numerosa e unita. A volte eccessiva, rumorosa, impicciona, confusionaria.. ma ciò che ho sempre avuto in abbondanza è stato l’amore.

Due giorni fa una delle persone che facevano parte di questa famiglia se ne è andata. A me sono toccate le incombenze pratiche e soprattutto mi è toccato parlare agli amici, ai parenti, alle migliaia di persone che sono venute a salutarlo per l’ultima volta. L’idea che mi ha fatto forza in questi momenti  è che adesso  dovunque lui sia  abbia portato i suoi scherzi, le sue battute e le sue risate. La sua inesauribile energia e voglia di fare che in parte contraddistingue anche me. Per chi crede nel Paradiso sappiate che da adesso in poi sarà un posto decisamente più allegro perché Lui sapeva sempre come trasformare una discussione seriosa in un momento divertente, e sono sicura che, siccome le cose le doveva sempre fare a modo suo, sarà entrato scavalcando il cancello e fregando San Pietro. C’è da starne certi.

Il tuo cuore lo porto con me
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu,
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu. 

Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.,
Questa è la meraviglia che le stelle separa.

Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.

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L’uomo delle maschere (ovvero quando incontri il Destino)


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Alcuni anni fa, in uno dei miei primi soggiorni milanesi (senza sapere che a Milano, ci sarei finita per puro caso in futuro!) mi è capitata una situazione strana. Credo di aver incontrato il Destino. Si esatto. Il Fato, o come lo chiamate voi. Nel corso degli anni che sono venuti, gli eventi hanno fatto maturare in me quella certezza e ho spesso riflettuto su quei 20 minuti in cui ho parlato con questo stravagante personaggio. Oggi sono passati quasi tre anni da quell’incontro casuale e molte delle cose che mi sono state dette sono diventate realtà. Volete sapere cosa? Non vi resta che leggere!

Capita che stai su un treno abbastanza scazzata per i fatti tuoi a pensare che mentre tu sei su una seconda classe alquanto discutibile il resto del mondo a poche centinaia di metri da te corre, si muove e si agita. Capita che per non avere le palle rotte hai messo borsone e valigia in modo da occupare tutto lo spazio e i posti a sedere che hai attorno. Hai creato un’avamposto avanzato con barricata e ti si legge in faccia chiaro e tondo la frase ” NON ROMPETEMI I COGLIONI”.

Ma le ferrovie dello stato e tu non avete mai avuto un buon rapporto e così, a tre minuti dalla partenza una voce al tuo orecchio sinistro dice 
-scusi è libero?
– eh mi spiace.. c’è la valigia…[falso. In realtà non ti dispiace affatto …]
– Non importa.. si figuri! Tanto qui di fianco c’è anche la mia! [come se avere la valigia desse il diritto di sedersi di fianco a te!]

Detto fatto. In meno di tre secondi il tuo nuovo coinquilino si è impossessato del posto vicino al corridoio e tu preghi buddha che non sia un logorroico maniaco seriale.
Il tipo afferra il cellulare e lo senti che fa una telefonata in inglese.Non capisci se è italiano o straniero ma afferri il senso delle sue parole. Dopo una breve interruzione il tizio fa una seconda telefonata del quale tu afferri che sta parlando con un certo Maestro S. [e pensi che sia un qualche santone…]. Ma poi fa accenni al teatro, a manifestazioni, a londra e a Catania.. ed è come l’acqua nel deserto.
Quando chiude il telefono si gira e ti dice
– ma questo treno porta a Torino?
– Sì…
-Ah no è che avevo visto male nell’altro binario…
– è che siamo in ritardo.. porta sempre ritardo questo treno. Anche domenica scorsa.
-Ah…

Attimo di silenzio e tu decidi che è il momento di stringere un sodalizio spirituale con questo onesto et placido viaggiatore solo perchè illum ha nominato CATANIA, e siete entrambi in uno squallido scomparto trenitalia. 
Insomma un pò di solidarietà fra terroni ci vuole in questa fredda città del nord.

E così cominciate a parlare. Lui più in inglese che in italiano e ti racconta che fino a ieri stava a Birmingham, che è un esperto di commedia dell’arte italiana e lavora presso i college e le istituzioni inglesi, che viaggia in continuazione, che ha un figlio che suona il violino e il pianoforte e ora vorrebbe la batteria, che ha una ex moglie inglese sanguisuga, che in realtà lui è di piazza Armerina, che non sta mai per più di un quadrimestre in ogni college, che sale ogni 2 settimane a vedere i suoi ragazzi, che non sa usare il pc ma prepara le sue lezioni sui fogli volanti e che suo figlio di dieci anni gli ha spiegato il power point. 
Tu gli racconti di te, della laurea, della musica della danza e del teatro. Delle innumerevoli fregature che la vita ti ha di recente ammollato, del piccolo paese dove vivi, della voglia di trovare una sistemazione ma ” c’è crisi” e lo dicono tutti appena apri qualsiasi porta [quantoprima anche al bar quando chiedi il cappuccino ti diranno ” Lo vuole con o senza crisi?!Perchè ci sono rimasti solo con la crisi”].
Lui sorride e parla della sterlina che si abbassa, ti racconta la storia di shakespeare che forse era messinese e a quel punto scoppi a ridere pure tu pensando che Shakespeare era buddacio. Poi parlate del futuro fumoso e incerto lui consiglia di fare le valige e andare a vivere lontano dall’Italia, fuori. Suonare a Covent Garden dove 150 sterline a sera se sei bravo le tiri su e di giorno puoi fare quello che ti piace e prendere contatti oppure cercare agganci con le università e i college che là più idee strane hai e più ti preferiscono e ti racconta di un tizio che ha campionato dei suoni nelle grotte. E parlate di computer e delle potenzialità che hanno nel fare musica o qualsiasi altra cosa come riprodurre esattamente in un ologramma una maschera di quelle che lui porta nella valigia di metallo [a metà fra quella di un serial killer e quella di uno 007] per poter realizzare la prima commedia dell’arte tridimensionale campionando la sua voce e i suoi movimenti con una speciale tuta con tanti sensori cinetici. 

Da come parla ti ricorda una persona a cui vuoi bene, una di quelle che ti ha dato da bere in una coppa da ragazzina il dolce miele delle cose che si amano. E tu sorridi di questa somiglianza assurda, fra una persona che sai che sta a Giarre e domattina andrà a scuola a insegnare storia dell’arte e una persona che viene da Birmingham e sta su un treno disperso in una regione desolata del nord e parla male uno strano slang angloitaliano.

Quando arriva il momento di scendere ti stringe la mano forte e ti augura “buona fortuna”.
E tu scendi dal treno con addosso la carica positiva di questa persona straordinaria che fa quello che ama nonostante le difficoltà e la lontananza dagli affetti.Nonostante il sapere di essere additato come uno ” strano” e poco normale.
Nonostante la sua unica compagna durante i lunghi viaggi sia sempre e solo una valigia di maschere.

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