Se non l’aveste ancora fatto consiglio a tutti di leggere la storia di Federico Aldovrandi o di vedere il documentario ” E’ stato morto un ragazzo”. Un po’ di tempo fa ho visto il caso in una nota trasmissione televisiva e immediatamente dopo ho iniziato a seguire il blog della madre di Fede il cui nome mi è sempre piaciuto molto. ” Giustizia per Federico”.
Non vendetta, o pena, o carcere a chi gli ha fatto del male. Giustizia. Una parola che troppe poche volte sentiamo ai nostri giorni. E’ di ieri la notizia che, uno dei quattro poliziotti arrestati per l’accusa di “estrema violenza ” (come è scritto negli atti processuali) abbia usato Facebook per esprimere con parole offensive la sua rabbia e il suo disappunto. Ha chiamato Federico ” cucciolo di maiale”, un’espressione così feroce e crudele che si commenta da sola.
Non voglio difendere nessuno ma questa è l’ennesima conferma che i social network sono in grado di tirare fuori dagli uomini il peggio che c’è. Federico è morto: qualsiasi cosa abbia fatto non era un pestaggio ciò che meritava (perché di pestaggio si tratta quando si scoprono ben due manganelli spezzati sul corpo di un diciassettenne!). E soprattutto nessuno può insultare un ragazzo morto usando la scusante ” Io ho il massimo rispetto per Federico, ma non per i suoi genitori che non hanno aiutato il figlio e lo hanno fatto diventare ciò che era!”. Un morto non viene rimpiazzato dai soldi, dalla commozione generale, ne dal pubblico cordoglio.
Se Federico fosse stato un Renzino Bossi, gli avrebbero riservato lo stesso trattamento?
Credo proprio di no.
Giustizia per Federico.