Ogni tanto, quando leggo un documento particolarmente fumoso, o assisto ad una presentazione che non capisco dove voglia arrivare, mi chiedo se sia ancora valido il primo assioma della comunicazione, sì proprio quello che dice “ Non si può non comunicare”. Perché se comunicare è “mettere in comune” informazioni sfido chiunque a non essersi trovato almeno una volta nella vita davanti ad una mail incomprensibile o ad un progetto poco chiaro e a farsi la fatidica domanda “Ma questo che voleva dire!??”
Quando lo scenario cambia, e si gioca su terreni più importanti come un colloquio di lavoro, o la ricerca di finanziatori per una startup la questione si fa delicata, pertanto, ho raccolto i consigli di alcuni amici startupper, imprenditori, innovation worker e vc per elencare alcuni dettagli a cui fare attenzione.
1) Essere troppo convinti. “Penso che sia un errore innamorarsi della propria idea e sottovalutare quanto essa interagisca con i desideri o le necessità del potenziale cliente/fruitore/investitore.” a suggerirlo è Viviana Cannizzo di Hub Sicilia– “spesso mi capita di ascoltare persone esaltatissime che non prendono in considerazione il riscontro autentico della portata delle loro proposte”
2) Non avere le idee chiare. “L’arte del pitch è un’arte complessa che si avvicina molto al teatro, alla recitazione. Se non hai chiaro ogni singolo aspetto del prodotto o progetto che vuoi presentare rischi di ricevere pomodori” a dirlo è Marco Vismara startupper berlinese e CEO di Lookals che aggiunge “altro errore è citare tre problemi e dare due soluzioni, oppure darne una che racchiude più punti. Chi presenta il progetto deve essere parte dell’idea stessa e come tale deve essere un tutt’uno con quello che mostra.
3) Fare una scarsa indagine sul contesto competitivo. Secondo Peppe Sirchia di Meedori “Raramente viene fatta un’analisi concreta dei competitors e del perché l’utente dovrebbe scegliere un servizio rispetto ad un altro. Spesso si crede di poter entrare in competizione con grandi colossi partendo da zero. I colossi non hanno tre dipendenti ma ne hanno decine se non centinaia e sicuramente, anche se la loro burocrazia interna è più laboriosa, ciò rende impossibile recuperare il gap”.
4) Non fare bene in conti. “Nel business plan si considerano un quinto delle spese, non si valuta realmente l’incidenza della burocrazia e delle tasse, oppure ci si affida troppo ai prestiti.” sottolinea Raffaele Pizzari, CEO di EgoRego. “Quando si deve convincere un investitore a volte ci si dimentica di focalizzarsi sul motivo reale del perché dovrebbe funzionare e ci si affida troppo spesso al magic happens.
5) Essere anonimi. “Quando ho un progetto fra le mani mi piace sapere chi lo sta presentando e il mio sguardo va alla ricerca dei nomi del team. Oltre all’idea do anche un’occhiata ai loro profili- dice Daniele M., milanese e VC. – “A volte bastano poche righe, una frase, un dettaglio per rendere familiare chi hai di fronte. Stessa cosa per gli startupper: è buona regola conoscere un po’ l’imprenditore che state andando ad incontrare. Non siate sprovveduti: con Google si può sapere molto di tutti!”
6) Presentare documenti illegibili o inviare file enormi. “Sono queste le cose che inibiscono il percorso della tua idea dalla casella di posta elettronica al tavolo di qualsiasi finanziatore”- sostiene Enrico, business angel- ” e se ne vedono più di quelle che pensiamo. E poi gli errori grammaticali: molti non li interpretano come sintomo di ignoranza ma come mancanza di cura e attenzione ai dettagli. Se tu non hai tempo di rendere adeguata la presentazione del tuo progetto perché il finanziatore dovrebbe scomodarsi a leggerlo?”
E voi? Cos’altro aggiungereste a questo elenco?
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Aggiungerei che può essere utile fare una simulazione della parte iniziale della presentazione a qualcuno che non è competente in materia. Serve per capire se si è chiari, sintetici e incisivi. Complimenti per il post e per il blog!
Grazie Manuela,anche provare a spiegarsi ad un “profano” è una buona tecnica, la suggeriva anche una delle mie docenti alla scuola superiore per esercitarsi sulla maturità.
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