Ogni mattina un uomo si sveglia e sa che dovrà correre più veloce
degli inviti su Facebook.
Sono sicura che è una gara a cui partecipate anche voi. E credo sia una legge matematica: all’accrescere dei contatti gli inviti a serate, feste, meeting, e appuntamenti vari si moltiplicano esponenzialmente. Compresi quelli di partecipazione ai gruppi.
I famigerati gruppi di Facebook. Avete notato anche voi? Ormai per qualsiasi problema o situazione insorga ne nasce uno. Il lido dove andate in vacanza da anni organizza la cocomerata? Gruppo su Facebook Cocomerata Lido 2012. La vostra città è invasa di spazzatura? Gruppo (di protesta) su Facebook. L’erba del vicino è sempre la più verde? Gruppo di ecologisti e giardinieri su Facebook! Il vostro ragazzo vi ha mollato con un bigliettino? Gruppo (di supporto e sostegno morale) su Facebook.
Sembra che aderire ad uno di questi movimenti sia quasi la panacea a tutti i mali e abbia lo stesso valore che andare ad una seduta degli alcoolisti anonimi, con tanto di abbracci virtuali e saluti comunitari. Ma riusciamo ad essere attivi su tutti i fronti?
Facciamo una prova: aprite la lista dei gruppi Facebook a cui siete iscritti. Probabilmente ce ne sono molti che non seguite da tempo o di cui vi eravate anche dimenticati. Ciò accade perché questi conglomerati virtuali hanno vita piuttosto breve che può essere riassunta in 4 fasi
- Il gruppo nasce: un evento, un’idea, un movimento politico, sociale o intellettuale. Le cause sono le più disparate (e disperate!). Nella prima fase vengono mandati gli inviti e si cerca di contattare la maggioranza degli utenti
- Il gruppo cresce: iniziano i primi post, le conversazioni e gli scambi d’opinione. Il fattore novità crea interesse: gli utenti sono più propensi a condividere le loro esperienze.
- Il gruppo si stabilizza. E’ la fase in cui all’attenzione iniziale subentra una sorta di “velocità di crociera”. Gli utenti non sono più molto attivi, i like decrescono, vi è una minor interazione.
- Il gruppo muore. Questa è la fase finale di una struttura che non riesce ad innovarsi e rendersi appetibile. Più raro è il caso di un gruppo che, dopo la fase di stabilizzazione, continua ad aumentare i suoi componenti.
Quali sono i pericoli che possono portare alla morte di un gruppo su Facebook? Io ne ho elencati alcuni.
- Autoreferenzialità: a nessuno piace uscire con il primo della classe che condisce la conversazione di “io io io io..”. Figuratevi partecipare ad un gruppo che pubblica solo notizie inerenti al proprio ambito.
- Scarsa qualità dei contenuti: non basta infatti condividere informazioni, ma bisogna anche trovarne di interessanti e fresche.
- Poca interazione fra gli utenti: stimolare il dibattito è un’arte più complicata di quanto si possa credere. Riuscire a farlo online è poi un elemento di ulteriore difficoltà. L’utente si chiede “Perché devo spendere il mio tempo qui?”. Bisogna creare collegamenti e dialogo fra persone che possono provenire da ambiti diversi ma sono accomunate da uno stesso interesse.
- Utilizzo improprio del mezzo: Una volta avevo aderito ad un gruppo che dal nome e dalla descrizione si proponeva di parlare di tecnologia e geek news. Dopo poco mi sono ritrovata sommersa di post riguardo a offerte promozionali, vendita di computer e accessori. Scappare è stato un attimo: vuoi per la frequenza delle comunicazioni (eccessiva e fastidiosa!) vuoi perché la sensazione di essere presi in giro era bruciante. Mai tradire le aspettative dell’utente per accalappiarsi un like!
- Errore di progettazione/ posizione: uno sbaglio comune e piuttosto evitabile. Basterebbe riflettere sulla struttura del gruppo Facebook per capire che si adatta bene per certi scopi e per altri meno. Se dovete creare una rete di contatti per pubblicizzare un meeting, una serata, o qualsiasi cosa dalla temporalità limitata a mio parere sarebbe più opportuno creare un evento. Se dovete sponsorizzare un prodotto, un marchio o un personaggio è ideale la gestione di una pagina fan.
Conoscere il mezzo ed usare quello più appropriato risolve il 60% dei problemi nel campo della comunicazione. Del resto per uccidere una zanzara voi non gli sparate mica con un cannone no?
Sono iscritto a Facebook dal 2008, di gruppi ne ho visti nascere, crescere e morire io tanti. Io stesso ho fondato qualche gruppo, alcuni dei quali vanno bene, mentre altri languono. Aggiungo solo che a volte è fisiologico: non c’è più l’interesse degli utenti a contribuire a qualcosa che per sua natura non richiede altri contributi. A volte penso che invece che insistere sia maglio aspettare quando ci saranno nuovi e più ricchi contenuti da condividere. L’accanimento terapeutico fa male anche qui 😉