Signori Uomini: vi stimo (Un’accorata lettera di solidarietà al genere maschio).


L’altra mattina ero al bar e mentre sorseggiavo il caffè ascoltavo (per puro caso lo giuro!) i commenti di un signore di mezza età che attendeva la moglie al rientro dagli acquisti natalizi. Devo ammettere che vivere sopra un bar è una cosa parecchio affascinante in quanto, a qualsiasi ora del giorno, si trovano spunti interessanti di riflessione nelle chiacchiere altrui. Oggi, ho deciso di scrivere una lettera a quel distinto signore, e con lui a tutto il genere maschile.

Gentile Signore del Bar & Signori uomini,

io vi stimo. Vi stimo un sacco e vi stimo soprattutto in questo periodo in cui noi donne (anche io!) ci tramutiamo in delle specie di invasate dell’acquisto e facciamo diventare sport nazionale la staffetta fra negozi per accalappiarci lo sconto, l’offerta, il regalo più adatto a zio/cugino/nipote/suocera/sorella.

Signori Uomini, io vi stimo per quella sorta di solidarietà fraterna che istaurate fra voi e che vi spinge ad aspettare pazientemente fuori dai negozi al freddo e al gelo, fumare la sigaretta, cazzuliare il palmare, attendere. Perché voi maschi, che lo vogliate o no, fate una vita di noiose attese. E su questo io ho una mia teoria che cito testualmente:

<<la quantità di funzioni& app del cellulare di un uomo è tanto maggiore quanto maggiori sono le attese ( tempisticamente parlando) a cui il suddetto un uomo è sottoposto.>>

Insomma, diciamoci la verità: per voi  maschietti avere internet sul cellulare è indispensabile  per sopravvivere mentre, in doppia fila, attendete l’uscita della moglie dal parrucchiere. Avere un’ app per le scommesse calcistiche vi fa ammazzare il tempo quando incappate nei canonici ” cinque minuti e sono pronta”. Non oso immaginare cosa diamine acquistiate sull’App Store quando dovete attendere per nove mesi un figlio!!

Signori Uomini, io vi stimo. Vi stimo davvero perché nonostante decenni di trita e ritrita rottura di coglioni non smettete di farvi dissanguare la carta di credito nei giorni precedenti le feste, piangendo silenziosamente lacrime di sangue. Non smettete di accontentare le nostre piccole richieste (vedi pranzo con i parenti!) e vestite in genere anche gli orribili maglioni con l’alce sferruzzati dalle nostre/vostre madri. Nonostante tutto riuscite a mantenere la sanità mentale che noi perdiamo nel giro di qualche settimana, inglobate i quintali di cibo che prepariamo e come balene morenti vi spiaggiate sul divano, al massimo sorseggiando un’amaro. Nell’attesa che questo delirio finisca per una volta mi metto dalla vostra parte e a nome di tutte noi, che vi abbiamo già mandato il conto in rosso,  posso solo dirvi grazie… e tanti auguri.

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